mercoledì 26 gennaio 2011

Tremonti e il concessionario BMW

Anche la fine di questo mese è contraddistinta da una serie di interessanti notizie sul fronte dei rapporti tra Italia e Svizzera. Il "dossier fiscalità", così denominato dalle cancellerie a Berna e Roma, è tuttora sul tavolo. L'Italia è l'unico tra i grandi Paesi a non aver ancora sottoscritto una nuova convenzione sullo scambio di informazioni a livello amministrativo; infatti, Inghilterra, Germania e Francia hanno già provveduto.

Evidentemente l'attuale clima politico italiano non facilita una seria trattativa con la Svizzera. Ciò per due ragioni: a) le elezioni anticipate potrebbero essere vicine, e il Governo rischierebbe di offrire il fianco a facili critiche su "l'ennesimo accordo a favore degli evasori" (così l'opposizione interpreterebbe l'avvio di trattative con la Svizzera); b) In questo momento all'Italia conviene attendere, poiché le nuove procedure richieste alle imprese italiane che acquistano in territori "black list" vengono interpretate dalle aziende svizzere come un ostacolo alla libertà di commercio. In Svizzera ciò crea una contrapposizione tra l'ambiente economico finanziario e quello manifatturiero industriale - divergenza che fa il gioco di Tremonti.

Nel frattempo le varie liste di nomi di clienti italiani, o presupposti tali, di banche svizzere continuano ad essere usate in Italia per ragioni diverse da quelle di giustizia ed equità.
A tal proposito è importante ricordare la legittimità del possesso, da parte di cittadini europei, di un conto bancario in Svizzera, legittimità garantita dagli accordi bilaterali con l'Unione Europea.
Chi ha sottratto i dati delle banche è penalmente perseguibile per tutti i reati connessi all'appropriazione di "beni" altrui e disvelamento di dati coperti da segreto: di conseguenza, i poteri istituzionali che hanno acquistato queste informazioni sono tecnicamente "ricettatori", o potenzialmente anche "ideatori e mandanti" di chi ha materialmente trafugato i dati. Mi domando quale ammissibilità avrebbero, in un processo, prove raccolte in questo modo.
Certamente la pubblicazioni di nominativi e saldi di conti correnti sui quotidiani italiani ha una connotazione ripugnante, è una condanna a priori senza processo: una colonna infame di manzoniana memoria. Qualcuno dei "listati" può anche prenderla con un'alzata di spalle, come il concessionario BMW svizzero, residente in Svizzera, contribuente ticinese, finito sulla lista degli "evasori fiscali" di "Libero" perché ha un conto all'UBS di Chiasso...ma gli altri?

Ti invito al prossimo workshop sul tema.

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